Dal 24 al 26 novembre 2023 sarò qui
insieme alle gallerie:
Artista – Pittore – Scultore in ferro
“Noi siamo quelli che non hanno uno scaffale, noi siamo quelli che non possono contare.
Da zero a mille e poi da zero ad infinito, quanto poco puoi contare? Quanto poco sai contare? Sei sicuro della tua verità? Sei sicuro che tutto appaia?
Io ho visto una volta il futuro, mi è apparso vivo e viscido, come il caglio di un pastore, come il bagnato dell’amore. Poi ho contato fino a cento e la morte mi ha baciato in fronte, non mi voleva neanche lei, non ci ama neanche lei.
Noi siamo i piedi senza scarpe, noi siamo le mani dei mendicanti, ci lasci senza lacci, ci sfiori nella carità,
ma ci temi, come le tasse che non paghi, come i rimorsi che evadi.
Siamo al limite dei tuoi incubi, siamo ciò che sogni.
Noi siamo: gli artisti….”
Giovanni Trimani
Nel settembre del 2016 ho scritto la poesia “Ci sei ancora” che ha dato il via al Progetto AssediA
“Ci sei ancora”
C’è una sedia,
c’è una stanza,
le stanze sono luoghi chiusi,
sono attese circondate,
sono urla che premono per essere libere,
io ero solo per caso,
mi hai amato ogni volta
mi hai voluto l’ultima volta,
le carezze ruvide mi mancano,
liberami dalle promesse,
liberami per amarti,
vedo la piccola sedia,
la maledico oggi,
mi pesa averla presa,
ora dormo di un sonno osceno,
ora dormo di un sogno nero,
chiudo gli occhi,
le lacrime mi schiacciano,
mea culpa per non averti capito,
mea culpa per non averti baciato,
sono perso come un soffio
mi manchi come il respiro,
mi manchi perchè ti respingo,
sento il tuo rantolo,
sta per finire
sta per dirmi “ti amo”
mi hai dato la pietra preziosa,
brucia come la lava,
brucia come il sole,
mi scioglie la mente,
ti prego liberami dalla catena,
ti prego liberami dalla morsa,
sono stanco come un reduce
voglio dormire la pace della fine,
voglio dormire il sonno della vittoria,
mi manchi,
mi mancherai sempre.
Giovanni Trimani
Testo critico della dott.ssa Francesca Bogliolo
Echi di vita: la sensibilità dionisiaca di Giovanni Trimani
Da allora, mi son bagnato dentro il Poema
del Mare, infuso d’astri, e lattescente
divoratore di verdi azzurrità; dove, relitto estasiato
e livido, a volte discende pensoso un annegato
dove tingendo all’improvviso le azzurrità, deliri
e ritmi lenti sotto gli arrossamenti del giorno,
più forte dell’alcool, più vaste delle lire,
fermentano i rossori amari dell’amore!
Arthur Rimbaud, Le bateau ivre
Arte come Anima. A questo imperativo risponde la poetica artistica elaborata da Giovanni Trimani, artista onnivoro di momenti e di bellezza. Un impianto coloristico vibrante valorizza una scelta stilistica contraddistinta da un linguaggio visuale originale, che mostra richiami colti reinterpretati alla luce di un alfabeto dai contorni netti e definiti. Rimandi alla pop art si mescolano a echi primitivi e citazioni classiche, in una commistione esotica che guida l’osservatore alla scoperta dell’interiorità recondita dell’artista e del suo personale continente. L’immediatezza comunicativa, filtrata dalla sperimentazione formale, apre le porte alla comprensione di un mondo artistico che sembra essere generato da quello che Rimbaud definiva “deragliamento dei sensi”, attitudine che predispone alla visionarietà e guida alla comprensione dei significati. Trimani non evade dalla realtà: semplicemente compie una ricerca incessante di se stesso attraverso l’espletamento della propria pratica artistica, per permettere all’osservatore di fare altrettanto mentre contempla le sue opere. Il fil rouge teso tra le opere è quello della joie de vivre, in un approccio dionisiaco che attraverso la bellezza esteriore vuole mettere in risalto la ricchezza interiore, secondo una concezione che affonda le sue radici nell’arte greca, ripresa in tempi diversi da artisti rinascimentali e moderni. Se l’approccio costante alla materia nasconde l’interesse per la vita, nell’impressione del segno sulla tela è racchiusa la volontà di fissare indelebilmente un’emozione irripetibile, mentre la scelta tonale riaccende l’entusiasmo per ciò che l’occhio rischia di trascurare a causa dell’abitudine. Una curiosità felice traspare dalle opere di Trimani, ebbro di esperienze e avido di significati: è la stessa dote che per Baudelaire costituiva il “punto di partenza del genio”, quella che permette di salvaguardare l’armonia tra ciò che si manifesta e ciò che si nasconde, di riconoscere la ricchezza dell’istante presente, di penetrare il mistero della vita. Lo sguardo dell’artista si insinua tra le ambiguità della modernità per restituircene con sguardo sincero contraddizioni e possibilità, perpetrando un’incessante ricerca che permetta di riconoscere un’insperata bellezza, celata tra le pieghe della quotidianità.
Francesca Bogliolo
http://temposospeso.tumblr.com/
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